Che relazione esiste tra ansia sociale e pratiche genitoriali?

Pubblicato il 25 novembre 2024 alle ore 17:58

L’iperprotezione materna ed il criticismo costante sono risultati essere due dei fattori più impattanti sullo sviluppo di ansia sociale

Uno studio condotto nel 2019 (Gómez-Ortiz et al., 2019) ha indagato le possibili relazioni dirette ed indirette tra pratiche educative materne e paterne ed ansia sociale negli adolescenti, considerando l’influenza dei fattori di mediazione come la bassa autostima e la soppressione emotiva.

Il disturbo d’ansia sociale, chiamato anche fobia sociale è caratterizzato da un’eccessiva preoccupazione che si attiva in risposta a situazioni sociali in cui le persone hanno paura di essere giudicate e valutate negativamente dagli altri. È uno dei disturbi più comuni tra gli adolescenti e le implicazioni che comporta non si limitano al disagio che provoca, ma anche ai limiti che si hanno nell’adattamento sociale dei giovani alle situazioni e alle interazioni sociali.

Indagare e conoscere i fattori eziologici associati alla comparsa del disturbo è necessario per stabilire come prevenire il disturbo. Buona parte delle ricerche riguardanti la diagnosi di fobia sociale si sono concentrate sullo studio dell’associazione tra ansia sociale e pratiche educative genitoriali; i risultati hanno identificato il ruolo rilevante di determinati fattori quali l’iperprotezione, l’eccessivo criticismo, il rifiuto e la mancanza di affetto genitoriale

 

ANSIA SOCIALE, IPERPROTEZIONE E CRITICISMO GENITORIALE

Analizzando questi fattori singolarmente, l’iperprotezione materna  ed il criticismo costante sono risultati essere due dei fattori più impattanti sullo sviluppo di ansia sociale. Di fatto è stato rilevato che comunemente, i genitori dei figli con fobia sociale si concentrano su ribadire loro cosa non fare piuttosto che sul spiegargli i comportamenti socialmente appropriati da utilizzare. Il criticismo inoltre, è spesso accompagnato da modelli di comunicazione carente o negativa e da un minore calore affettivo, soprattutto paterno.

 

UNA RIFLESSIONE

In conclusione, i risultati della ricerca condotta nel 2019 hanno confermato il ruolo perno del contesto, dello stile e delle pratiche genitoriali adottate per lo sviluppo infantile della socializzazione. La famiglia, dovrebbe essere prima di tutto una fonte di affetto ed i genitori dovrebbero sia supervisionare, che accompagnare il bambino ad un sano grado di autonomia, che permetta di interiorizzare il proprio senso di valore e che permetta di gestire le proprie emozioni, ricorrendo a procedure efficaci.

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